giovedì 30 luglio 2009

Jordi-Agustí Piqué Collado- TEOLOGO


La musica è stata sempre presente nella celebrazione del culto cristiano. Il canto, come uno degli elementi fondamentali, come base di ogni preghiera liturgica, rappresenta più di un semplice ornamento di solennità alla celebrazione,se la teologia ritiene di poter dire una parola, qualcosa di comprensibile sul Mistero ineffabile di Dio e la musica aiuta a comprendere, a celebrare, a partecipare a questo Mistero, soprattutto quando si unisce alla Parola, è possibile scorgere un loro legame profondo finalizzato alla comprensione dell’esperienza del Mistero di Dio. Ad ogni epoca del pensiero corrisponde un concreto tipo di musica. Sia la teologia, che la musica, possono essere considerati dei linguaggi della Trascendenza. Il problema della nostra epoca è essenzialmente un problema di linguaggio. La domanda sull’esistenza di Dio sia oggi già superata, nel senso che non si pone più al centro della riflessione di molti uomini e donne, i quali tuttavia continuano a cercare Dio, ma lo cercano attraverso l’esperienza, e a cui non serve una formula o una definizione. Il linguaggio della teologia, oggi, non aiuta questa ricerca. In questo senso è drammatico vedere che molti abbandonano il loro rapporto con Dio e con la pratica religiosa perché non trovano un linguaggio per comunicare la loro esperienza; e i linguaggi per comprendere o vivere la fede, i linguaggi con cui si parla di Dio, non sono - almeno per loro - rilevanti.Nel nostro contesto contemporaneo, come cristiani abbiamo l’obbligo di “dire Dio”, di comunicare la nostra esperienza, di renderla empatica, partecipativa, comprensiva.È il paradigma della conversione di Sant’Agostino - uno dei teologi che prendo in considerazione - che attraverso il canto della Chiesa, riunita, sente una commozione che lo porta alle lacrime e quelle lacrime, dice lui, gli facevano bene. La musica è un linguaggio che può portare alla percezione, a comprendere qualcosa del Mistero di Dio e in questo senso è anch’essa teologia. Il Papa ha saputo porre le basi di questa ragione partendo da una lettura dei Salmi, il libro biblico della musica per eccellenza, e da una lettura di San Tommaso. In questo contesto egli spiega che il canto e la musica, nella liturgia, sono elementi che portano verso una comprensione di Dio.

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